Siamo alle porte della stagione primaverile, i profumi e le sfumature della natura inevitabilmente ci infondono una certa felicità nell’animo e proprio per questo motivo oggi ho deciso di scrivere riguardo un artista che fa del colore il suo tratto distintivo: Henri Matisse. Come moltissimi altri pittori del primo Novecento anche Matisse nutrirà un certa curiosità verso i post-impressionisti, perciò inizierà ad interessarsi al loro stile e alle loro personali tecniche pittoriche e con lo studio individuerà delle caratteristiche comuni fra questi artisti.
Prima fra tutte vi era l’utilizzo del colore puro, infatti molte opere dell’ultimo ottocento avevano come loro protagonista il colore, vivace e luminoso e non sempre adoperato in maniera mimetica. In secondo luogo molti tendevano ad una disgregazione delle figure, avvalendosi di pennellate, che potrebbero essere definite atomistiche nel complesso della composizione. Infine colori e linee erano diventati in questi dipinti dei fattori indipendenti e non strettamente collegati con le figure che rappresentavano. Basandosi minuziosamente su questi elementi ed avvalendosi, in svariati casi, della tecnica del puntinismo, Matisse darà vita a delle tele che rientreranno perfettamente nei canoni di bellezza post-impressionista. Fra queste una delle più note è certamente “Lusso, calma e voluttà”, realizzata nel 1905, osservandola si possono individuare tutte le caratteristiche precedentemente elencate. Gli ultimi mesi di quello stesso anno segnarono un momento di svolta per il pittore francese, poiché, finalmente dopo anni di lavoro riuscì ad incorporare gli insegnamenti dei suoi maestri ad uno stile unico e personale, così nacque il fauvismo. Abbandonerà la tecnica divisionista, ma non tralascerà l’importanza dei pigmenti e dei loro accostamenti. Così nasceranno “Donna col cappello”, “Finestra aperta”e “Madame Matisse”, solo per citare i più noti. Oltre a tutto ciò, balenerà nella mente dell’artista un’intuizione geniale, che stravolgerà per sempre la sua produzione: comprenderà la fondamentale differenza di intensità cromatica che vi è tra una piccola o una molto più grande superficie dello stesso medesimo colore.
Un importante punto d’arrivo può essere rappresentato da “La gioia di vivere”, un dipinto che per soggetto ed ambientazione ben si lega con tutta la tradizione pittorica occidentale, ma che grazie a degli stravolgimenti interni rientra perfettamente in quella volontà di innovazione tipica di tutto il Novecento. Il contesto è quello agreste ed i personaggi a prima vista sembrano godersi i piaceri della tranquilla vita di campagna, ma una forte carica erotica investe queste figure. La sessualità dei soggetti appare ambigua e nei casi in cui sono accoppiati la loro fisionomia si fonde e risulta molto difficile separare mentalmente i loro copri. Quindi è chiaro che il tema principale è quello della libertà, in tutte le sue sfaccettature. Per quanto riguarda lo stile anche in quest’opera possono essere individuate tutte le particolarità che contraddistinguevano i Fauves: colori puri utilizzati su vaste superfici e abbinati in maniera complementare, contorni spessi e colorazione non mimetica.