Nell’Unione Sovietica, come in molte altre nazioni governate da un totalitarismo, qualsiasi forma d’espressione personale che oltrepassava i confini culturali e ideologici stabiliti dal regime non veniva tollerata. A causa di queste forti restrizioni moltissimi pittori si videro costretti ad allontanarsi dall’URSS, ma per quelli che non ebbero tali possibilità non rimase altra scelta che piegarsi ai voleri e ai precetti del Partito, che in breve tempo decise di prendere il pieno controllo di tutta produzione artistica. Nacque così il “Realismo Socialista”, che, in ambito pittorico, prese ispirazione da un movimento preesistente, quello degli Itineranti, un gruppo che girava per tutta la Russia esponendo ritratti realistici e a volte, ma non necessariamente, critici della società e dello stato. La “Kartina”, ossia il quadro nella sua concezione più classica, era la loro fondamentale base di partenza e questo si legava perfettamente con l’obbiettivo di ristabilire una pittura dallo stile e dalle regole estremamente tradizionali. Sergej V. Gerasimov fu uno dei principali esponenti del movimento e nonché colui che ne stabilì le caratteristiche più importanti: le tele dovevano esprimere le idee e i sentimenti del popolo, ma sempre nei confini stilistici della tradizione, poi era necessario che rappresentassero lo spirito comunista e l’importanza del Partito in ogni singolo aspetto della vita, inoltre bisognava che i personaggi e le ambientazioni fossero tipici. L’ultimo concetto invece si distaccava un po’ dai precedenti in quanto affermava che il pittore poteva inserire dei dettagli innovativi, ma solo se quest’ultimi avevano ottenuto l’approvazione del Partito.

All’interno del Realismo Socialista si svilupparono diversi gruppi, ma i più noti furono l’OST (società dei pittori di cavalletto) e l’AKhRR (associazione degli artisti della Russia rivoluzionaria), il primo più progressista e il secondo invece più conservatore. Il principale esponente dell’O.S.T. fu Aleksandr Dejneka che con le sue opere riusciva a fondere in maniera estremamente creativa e personale la pittura da cavalletto con elementi provenienti dalla cinematografia e dagli utilizzatissimi poster propagandistici.
Il rappresentante di maggior successo dell’AKhRR fu invece Isaak Brodskij, il quale era in grado di creare ritratti e paesaggi estremamente realistici, anche grazie all’aiuto di documenti fotografici, inoltre data la sua incredibile popolarità, ebbe l’occasione di ritrarre alcuni tra i più importanti rappresentanti della scena politica e militare. Lungo tutti gli anni Quaranta la seconda guerra mondiale diventa la tematica favorita dai pittori social-realisti, i quali hanno il compito di esaltare i valorosi soldati e i loro trionfi sui campi di battaglia, al contrario nel dopoguerra i protagonisti saranno il progresso e la pace. Dopo la morte di Stalin le restrizioni in campo artistico non furono più così rigide e per questo iniziarono ad emergere alcune tele non solamente celebrative, ma che riportavano alla luce anche certi particolari scomodi della società (come alcoolismo e depressione).