“Lo speziale” di Pietro Longhi

Venezia non è l’unico elemento che accomuna la vita del pittore Pietro Longhi e del drammaturgo Carlo Goldoni, infatti entrambi furono degli attenti esploratori del mondo che li circondava. Sia l’uno che l’altro basarono la loro produzione sul popolo e sulla borghesia veneziana, anticipando, sia in campo pittorico che teatrale, delle tendenza tipiche del secolo successivo (‘800). “Fortunato sarà […] Pietro Longhi, pittore insigne, singolarissimo imitatore della natura che, ritrovata una originale maniera di esprimere in tela i caratteri e le passioni degli uomini, accresce prodigiosamente le glorie dell’arte della Pittura, che fiorì sempre nel nostro Paese.” Con queste parole Goldoni esprime la sua ammirazione per l’amico Longhi, ed esalta il suo lavoro basato sull’attrazione per la realtà e sull’attenzione che rivolge nei confronti dei suoi concittadini. Le opere del pittore sono, nella maggior parte dei casi, tele di piccole dimensioni che raffigurano momenti di vita quotidiana della popolazione veneziana.

La produzione dell’artista abbraccia le situazioni più disparate: dai salotti dei nobili, fino agli studi di cavadenti, procuratori o alchimisti, senza mai però trascurare le occupazioni più umili (es: “Le lavandaie” o “La polenta”). Uno dei quadri più noti, ma a parer mio anche uno dei più affascinanti, grazie alla cura minuziosa per i dettagli, è “Lo speziale” (1752, olio su tela, 60x48cm. Venezia, Gallerie dell’Accadmia). In quest’opera viene riprodotta la bottega di quello che ai giorni nostri chiameremo un farmacista. A destra si trova appunto lo speziale, intento a compilare un registro, al centro della composizione un aiutante controlla i denti, o somministra un farmaco, ad una paziente, a sinistra invece si notano sullo sfondo due uomini probabilmente in attesa di essere visitati, mentre in primo piano si può vedere un giovane servitore intento a ravvivare il fuoco di un fornello con l’aiuto di un sifone.

Lo speziale Longhi

Da ottimo osservatore dell’ambiente cittadino Longhi non si fa sfuggire nessunissimo particolare, infatti già solo guardando l’abbigliamento dei diversi personaggi possiamo intuire la loro posizione all’interno della società. Uno degli uomini seduti sullo sfondo indossa una voluminosa parrucca bianca e una camicia rosso porpora da sempre un colore indossato dalla nobiltà o comunque dai ceti più alti della società. La donna visitata dall’aiutante porta indumenti semplici, ma comunque ben curati, quindi presumibilmente doveva appartenere alla media borghesia, mentre le vesti del giovanotto in primo piano sono sicuramente più sporche e sciupate, ed infatti svolge la mansione del servo.

Altrettanto minuziosi sono i dettagli dei cosiddetti “albarelli” (i vasi in ceramica tipici delle antiche farmacie), degli scaffali, della vetreria e del quadro posto sopra l’armadio, che ha come soggetto la nascita di Gesù Cristo. Come ci si può immaginare all’epoca la maggior parte dei medicinali non erano altro che intrugli o polveri derivati da piante e/o animali, e per questo è interessante notare la pianta dalle foglie spinose, ai piedi dello speziale, che ricorda l’aloe ed un vaso, posto poco sopra le teste dei pazienti in attesa, che sembra contenere al suo interno delle sanguisughe. La critica molto spesso afferma che col tempo i dipinti del veneziano diventarono sempre più ripetitivi e stereotipati ed effettivamente Longhi in diverse occasioni si trova addirittura a ricopiare opere precedenti o a ricalcare personaggi già realizzati per dare alla luce nuove opere. Ciò non toglie però che tutte le sue tele, come le commedie del Goldoni rappresentano delle oneste e delicate testimonianze della Venezia settecentesca, in bilico tra il suo eterno splendore e il suo imminente declino.

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