In love with Vincent: 2) le emozioni diventano colore

Ecco finalmente il capitolo conclusivo sulla vita di Vincent Van Gogh. Per chi si fosse perso la prima parte può leggerla cliccando qui!

Vincent intraprese la sua carriera artistica molto tardi, per la precisione all’età di 27 anni. Nonostante ciò la sua produzione fu vastissima e addirittura superiore rispetto a quella di molti altri artisti, nell’arco di soli dieci anni infatti riuscì a dare alla luce all’incirca a 900 dipinti.
Il primo grande capolavoro di Van Gogh è il celeberrimo “I mangiatori di patate”. I contadini delle campagne olandesi furono i protagonisti di molte realizzazioni di quegli anni, e forse fu proprio il loro stile di vita povero, ma allo stesso tempo pieno di forza d’animo e orgoglio, che accese la vena pittorica di Vincent.

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La passione, spinta anche dalla curiosità e dalla volontà di migliorarsi convinse Van Gogh a trasferirsi nella città fulcro dell’arte a lui contemporanea: Parigi, dove appoggiandosi al fratello Theo, che abitava lì ormai da tempo, guadagnandosi da vivere come mercante d’arte, ebbe l’occasione di conoscere e stringere amicizie con i più famosi pittori dell’epoca a partire da Monet, Toulouse-Lautrec, Renoir fino a Signac e Gauguin, con i quali legò particolarmente. Un’altra figura interessane che Van Gogh ebbe modo di frequentare fu il commerciante di colori Pére Tanguy, il quale fu forse il primo ad intravedere lo sconvolgente talento di quel uomo dai capelli rossi, e così nel 1887, gli commissionò due ritratti: ne risultarono due dipinti meravigliosi, dal gusto nipponico e dalle tonalità sgargianti. Vincent era estremamente affascinato dalle stampe giapponesi, e seppur aveva avuto più volte l’occasione di ammirarne alcune nei musei belga e olandesi, fu proprio a Parigi che poté studiarle approfonditamente.


Col tempo i palazzi e le strade trafficate della metropoli iniziarono a creare una certa malinconia nel cuore di Van Gogh, al punto che prese la decisione di partire verso la Provenza, con la speranza di trovare dei paesaggi che gli potessero far rivivere i ricordi infantili. Arrivato ad Arles, nel 1888, fu travolto dall’entusiasmo: il sole, l’acqua, i fiori, i campi coltivati, tutto questo non lo trasportava nelle tanto desiderate campagne olandesi, ma addirittura oltre, fino agli scenografici paesaggi impressi sulla carta di riso dai maestri dell’ukiyo-e. Tutto ciò che gli si presentava davanti agli occhi diventava il soggetto perfetto per un nuovo quadro, nacque in questo modo la famosissima serie dei Girasoli, ma anche i bellissimi dipinti che riportano l’esterno e gli interni della sua abitazione, la tanto nominata Casa Gialla.

Il sogno di Van Gogh era fare di questa casa la base per una comunità artisti e così nell’ottobre di quello stesso anno riuscì a convincere Gauguin a raggiungerlo. Quest’ultimo però si trovò molto deluso dalla piccola cittadina e come se non bastasse la convivenza tra i due si rivelò disastrosa per la loro amicizia. Infatti è proprio a questo periodo che appartiene il tanto discusso incidente dell’orecchio, che causò la fuga del francese e il progressivo allontanamento di Van Gogh dalla città, voluto da gran parte della popolazione. Dopo Arles si diresse, sotto consiglio di Theo e dell’amico Signac, verso Saint-Rémy e lì entrò in una casa di cura. Vincent era instancabile nel dipingere, ma era evidentemente in gravi condizioni di salute, il fisico era deperito a causa della sifilide e inoltre era mentalmente instabile. Come ho già detto la sua produzione non subì alcun arresto e proprio in questa clinica nel 1889 venne realizzata la maestosa “Notte Stellata”, forse il suo capolavoro più apprezzato.

Notte stellata

Dopo un anno passato tra le mura della clinica Van Gogh sembrava aver ritrovato una certa serenità e così in accordo con i medici ed il fratello abbandonò Saint-Rémy, per stabilirsi a Auvers, una paesino poco lontano da Parigi dove abitava il dottor Gachet, amico di Theo, il quale accettò di prendere in cura Vincent. Gachet riuscì ad instaurare un buon rapporto con Van Gogh, grazie soprattutto alla comune passione per l’arte. Purtroppo tutte queste ottime premesse non bastarono per mantenere Vincent in salute e poco dopo aver dipinto il premonitore “Campo di grano con volo di corvi”, il 27 luglio decise di togliersi la vita con un colpo di pistola. I soccorsi non furono sufficienti e dopo un giorno di agonia morì.

Campo di grano con volo di corvi

Credo che sia stata la sua sconfinata sensibilità la causa della sua rovina, e che l’impossibilità di essere compreso a pieno dalle altre persone l’abbia condotto verso un baratro di incolmabile tristezza. In ogni caso il suo genio non è stato perso di vista e la grandissima riconoscenza delle sue capacità è più che mai dovuta.

Brilla per sempre Vincent!

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