Come non perdersi nell’universo di Bosch: 7 tematiche (2)

Questo articolo è il seguito di quello della settimana scorsa, per tanto chi non avesse avuto l’occasione di leggere l’altro clicchi qui!
Riprendiamo allora l’analisi delle tematiche maggiormente presenti nella produzione di Jheronimus Bosch:

Fisiognomica
La fisiognomica ha spesso avuto un ruolo importante lungo la storia dell’arte. Già Aristotele aveva dedicato un’intera opera allo studio e alla spiegazione di questa disciplina. La fisiognomica è una pseudo-scienza che tenta di collegare la dimensione psicologica di un uomo ai suoi tratti somatici, in particolare lo studio si concentrava sui soggetti inclini alla malavita, allo squilibrio mentale o appartenenti ad etnie lontane da quella occidentale. Al giorno d’oggi appare evidente l’infondatezza di queste credenze, ma in epoche non così lontane dalla nostra, e in particolare ‘400, la fisiognomica era una disciplina molto accreditata, e proprio per questo Bosch ne fece largo uso. Non c’è nulla di così sorprendente in realtà, se si pensa all’attenzione che lo stesso pittore dedicava alle deformazioni fisiche dei suoi personaggi, si tratta solo di un’ulteriore conferma della sua incredibile attenzione per i dettagli. Quindi se si osserveranno nei suoi dipinti soggetti dalla fisionomia particolarmente marcata, o addirittura esagerata, andranno interpretati come rappresentazioni della malvagità. Ma non ci si ferma qui, già prima abbiamo parlato dell’interesse che la fisiognomica dedicava alle persone appartenenti ad etnie diverse da quelle occidentali, e così anche Bosch inserisce nei suoi quadri individui ispirati nello specifico alle fattezze degli etiopi e dei mongoli, anche in questo caso per simboleggiare disordine e diabolicità.

Musica
Capita spesso esaminando le opere di Bosch di abbattersi in strumenti musicali: questi possono essere rappresentati in maniera tradizionale, oppure possono essere inglobati nel corpo di chi li suona (in genere si tratta di demoni). È rarissimo trovare dei riferimenti positivi alla musica, al contrario quasi in ogni occasione è utilizzata per rappresentare i vizi peccaminosi dell’uomo e le poche volte in cui troviamo degli strumenti nelle mani di angeli si tratta delle trombe dell’ultimo giorno. Una delle tavole più significative per l’idea che aveva della musica il nostro artista è forse quella dell’Inferno musicale, dove sono raccolti molteplici strumenti maneggiati da diavoli o anime dannate, da notare all’interno di questa rappresentazione la presenza di un’arpa, strumento celeste per eccellenza, ma che in questo caso si trasforma in una macchina di tortura.

Vetro
Sembra quasi un’ossessione quella che Bosch ha per il vetro, si tratta infatti del materiale che più rappresenta nei suoi quadri, ma perché proprio il vetro? Bisogna ricordare che in quegli anni gli oggetti di vetro, sia che si trattasse di decorazioni o di specchi, stavano avendo un’incredibile diffusione, erano i beni di lusso per eccellenza, che dalle officine di Murano stavano entrando nelle case di tutti i signori europei. Appare chiaro che Bosch lo interpreti come l’oggettivazione dello sfarzo e per tanto in forte contrasto con la povertà e l’umiltà promosse dalle sacre scritture. Non sarà per nulla inusuale trovare sfere, cannule o alambicchi abitati da esseri mostruosi, oppure monumentali calici di vino o boccali di birra per rappresentare l’attaccamento dell’uomo alla vita mondana. Infine anche gli specchi sono al centro di questa interpretazione, quale altro oggetto infatti potrebbe meglio rappresentare il peccato della superbia?

Proverbi
I proverbi avevano una certa importanza nella cultura del XV secolo, e non si trattava solo di mere conoscenze popolari, ma godevano di forte interesse anche presso le classi sociali più colte, basti pensare alla nota opera di Erasmo da Rotterdam, “Adagia collectanea”, nella quale viene raccolta un’incredibile serie di detti e sentenze. Nelle creazioni di Bosch si possono trovare delle bellissime rappresentazioni che alludono ad alcuni famosi proverbi, com’è il caso della creatura presente nel “Trittico delle Tentazioni”, la quale deriva senza dubbio dalle parole “De grote vissen eten kleine vissen” (Il pesce grande mangia il pesce piccolo), o ancora, nell’Inferno musicale, dei dannati su giganteschi pattini da ghiaccio, i quali riprendono la sentenza “Die gaat van het land op het ijs niet wijs” (Non è saggio camminare sulla terra ghiacciata).

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